17.1.13

Limonov ancora

"Non gli piaceva la glasnost, ne' che il potere recitasse il mea culpa e meno ancora che per riuscire a risultare gradito all'occidente esso abbandonasse territori conquistati con il sangue di milioni di russi. Non gli piaceva vedere Rostropovic, ogni volta che veniva giu' un muro, accorrere con il suo violoncello e suonare con aria ispirata le suite di bach sopra le macerie. Non gli piaceva trovare in un negozio di articoli militari d'occasione un cappotto da soldato dell'Armata Rossa e accorgersi che i bottoni d'ottone della sua infanzia erano stati sostituiti da bottoni di plastica. Un particolare, ma un particolare che secondo lui diceva tutto. Quale immagine poteva avere di se' un soldato ridotto ad indossare divise con bottoni di plastica? Come poteva combattere? A chi poteva fare paura? Chi aveva avuto l'idea di sostituire il lucido ottone con quella merda fabbricata in serie? Certo non l'alto comando, forse uno stronzo civile chiuso nel suo ufficio con l'incarico di ridurre le spese, e' cosi' che si perdono le battaglie e crollano gli imperi. Un popolo i cui soldati sono infagottati in divise a buon mercato e' un popolo che non ha più' fiducia in se stesso e non ispira più' rispetto ai vicini. E' un popolo che ha gia' perso".
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