Lo dico a Karin, la mia vecchia tata peruviana, che piange al telefono la sua malinconia dell'essere non più con noi. Ha paura che i fagotti l'abbiano dimenticata, non vogliano più bene a lei che ha dedicato i suoi 30 anni a noi. La tua, Karin, e' complicata, e anche la mia, la nostra, la di tutti. E le dico che la invidio, perche' ad agosto andra' a Roma per la prima volta con le sue sorelle. E Roma da scoprire e' una luna per gli astronauti. E'. Un sogno insognabile. Glielo dico. E lei piange.
A volte vorrei essere un ginecologo, l'ostetrica che taglia il cordone ombelicale. Il primo che taglierei e' il mio, con tutto il mondo che incontro.
Con tutta la rabbia e il sadismo che servono per evitare le lacrime dopo.
2 commenti:
se non scrivi un libro ti sculaccio
Se non la smetti di stare in riunione invece di venire da rattazzo anche
Posta un commento