8.1.10

Mutazioni

Mi accorgo stamattina che i cinesi stanno lentamente comprando tutti i bar sotto casa. E io che avrei detto che era una zona araba. Un risiko nel quale gli italiani sembrano non volere avere chance. Anche l'avere un esercizio (gia' il nome) pubblico non interessa più, non e' un mestiere che vale la pena tenere. Roba da vecchi.
Il risultato sono io senza biglietto sul tram, dopo otto minuti di attesa al bar, con una anziana cinese sola dietro il banco a preparare pessimi caffè senza riuscire a seguire l'area biglietti/tabacchi.
Eppure tutti il caffè pessimo continuano a berlo e pagarlo. E quindi, forse, va bene cosi'.
A me la squalificazione delle cose fa paura. Aumenta la forbice, sempre più incolmabile, tra alto e basso. E le scale si frantumano da sole all'idea dell'abisso da collegare.
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4 commenti:

Damiano Zerneri ha detto...

> Anche l'avere un esercizio (gia' > il nome) pubblico non interessa > più, non e' un mestiere che vale > la pena tenere

Ma infatti. Passavo l'altro giorno in piazza XXIV Maggio e vedevo che al mercato comunale tutti i banchi di frutta e verdura sono gestiti da sudamericani. Per non parlare dei panettieri egiziani eccetera.
Mi chiedo: che mestiere vogliono fare gli italiani a 'sto punto?

elena petulia ha detto...

Rido, hai assolutamente ragione. Un nervoso ieri sera Vendola da Santoro: i giovani non hanno speranza sul futuro perché manca il lavoro. La verità è che nessuno ha voglia di cercarselo e di trovarlo, un lavoro e fa troppa fatica a pensare a lavori diversi dal posto fisso.
Poi invece della mafia cinese che obbliga tutti a vendere, non va taciuto.

Damiano Zerneri ha detto...

Riguardo ai lavori artigianali (non passa giorno che non senti dire: servono ventimila falegnami, diecimili carpentieri, cinquemila impiantisti e non se ne trovano), c'è anche la situazione assurda dei corsi di formazione professionale.
L'offerta formativa col nuovo sietema delle doti della regione è un labirinto assurdo. Corsi per diventare falegname ne trovi due in provincia di Sondrio e zero in provincia di Milano. Non ce n'è uno per diventare carpentiere, e ce ne sono dieci per addetto alle macchine utensili a controllo numerico.
Ma bisognerebbe tornare alle buone vecchie scuole di avviamento al lavoro, com'era una volta!
E invece è tutto un casino: aprono università anche a Pizzighettone e Sessa Aurunca, e intanto non si insegna decentemente un lavoro ai ragazzi (sempre che abbiano voglia di impararlo, certo... che magari al giorno d'oggi sognano di diventare tronisti)

Francesca ha detto...

Sognano di diventare tronisti o veline, senza dubbio. O di potersi laureare in giurisprudenza o architettura (come me), magari anche nella facoltà di Scurcola Marsicana, senza avere ben chiaro ciò che stanno facendo. Il mio numero di iscrizione all'albo è ben oltre il 16.000, ormai saremo oltre i 20.000. Che se ne dovrà mai fare la Provincia di Roma di tutti questi architetti, peraltro affatto qualificati? L'università mi ha dato molto poco e quel poco che so (o penso di sapere) l'ho appreso lavorando. Per ora son contenta così, emigrante (anche per scelta), in un Paese dove di lavoro ugualmente non ce n'è. Se dovessi rinascere aprirei un ristorante vicino casa, tipo bistrot, con pochi tavolini e menù del giorno limitato alle mie possibilità e alla mia fantasia.