13.3.10

Una testa tra le mani

Ogni volta che vedo l'upbdm assorto gli chiedo e lui risponde: a niente.
Non sta mai pensando a niente.
Io non mi capacito: chiudo gli occhi e precipito in paesi sempre diversi, strade buie e ramblas, portoncini verdi aperti capaci di risucchiarmi nel buio di una vertigine di scale.
Il vuoto non lo conosco. E' sempre un pieno verniciato di nero.
Prendo in mano la sua testa e leggo un libro di anatomia. Tutto esatto, tutto separato, tutto illuminato. Peso stabile. La accarezzo e la riappoggio sul cuscino.

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