Arrivo a casa di corsa, sempre più tardi.
Olmo mi accoglie sussurrando dietro la porta: giorgio?
Dico: no, la mamma.
Sono talmente abituati che l'upbdm arriva prima di me, che ci restano male.
Ma lui stasera non arriva, lavora.
Ah, dice Olmo dispiaciuto.
Mentre metto a cuocere il tonno e preparo le verdure, lui fa i compiti, ancora bagnato di doccia dopo il calcio.
Cucciolo, lascia stare, ti faccio la giustifica.
Mamma sei pazza? Li faccio e poi sono arrabbiato, faccio la figura del secchione con questi voti che prendo e pensa che non studio, mi dice serio.
Ogni tanto mentre scrive chiede, io rispondo e Bianca ci corregge tutti (ma quante cose sa, quel gatto. Tutte sempre giuste).
Io rido, bevendomi un rosso rintanata in cucina, mentre lui mi grida con quella sua voce dolce: mamma, scusami se non ho ancora finito i compiti.
E allora sento questo rispetto infinito reciproco, che abbiamo uno per l'altro, di spazi certi e caselle piene senza che nessuno le abbia mai disegnate, piene dal primo giorno, dalla prima ora di loro nella culla all'ospedale accanto al mio letto, dalla prima ora di loro nella mia pancia e penso che questo sogno se l'avessi sognato non sarei stata capace di farlo cosi' assoluto.
3 commenti:
Sono commossa. Quando ti senti uno zerbino chiediti com'è possibile generare e coltivare tanta perfezione senza esserne parte.
Sembri la mia mamma, però obiettiva.
Anche io. E pensa che quel tontolone stamattina si è accorto di avere fatto i compiti per un giorno diverso da oggi, che quelli di oggi li aveva già fatti.
Lei invece si sveglia: mamma, mi ha detto il nonno ieri di non dimenticarmi di dirti che la zia stasera è al cinema.
(Il cinema era ovviamente di ieri)
Ma ce l'hanno il copyright, quei due? Sembrano degli alieni gentili in un mondo che frana su se stesso
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