Stamattina il vento ha portato polvere di nostalgia alla donna che staziona ormai da anni, appendice del semaforo, all'angolo tra via Filippetti e corso di Porta Vigentina. E' un'abitudine vederla, nei vuoti dell'agosto, seduta in quel fazzoletto di terra del marciapiede spartitraffico come all'ombra di un pino, a sfiorare con le dita l'erba che non c'è, così come nel caos prenatalizio, in piedi, in trincea, in una marcia senza sosta che le fa muovere passi in dieci metri, avanti e indietro all'infinito, come in prigione.
Si è trasformata, in questi anni: da essere indistinto, che non capivo se uomo o donna, solo un sorriso ghigno e raffica di parole automatiche, a donna, a cui numerosi passanti hanno regalato camicette di trine rosa, pantaloni femminili e cappellini di stoffa per proteggersi dal cielo.
Oggi gridava. Slavo, albanese, non so. Imprecava e gridava. E coglievo lembi di etimo di Italia e Critica, nel suo ritornello impazzito che soffiava ingiurie per fare scudo al dolore. E, nella sua rabbia senza consolazione, i gesti di sempre, quel tendere la mano da un finestrino all'altro, come se muto fosse il veleno e sorde le orecchie.
Avrei voluto ascoltarla. Avrei voluto dirle che la polvere della strada farebbe impazzire chiunque.
Avrei voluto darle un giorno di permesso, per tornare a casa, a respirare un'altra cosa e a riempire i solchi spietati del viso con le carezze di famiglia.
1 commento:
ecco il primo commento. Hai sostituito il quaderno di carta con il quaderno telematico ? oppure sono complementari ??? Certo che sei veramente efficace!!! Dove trovi il tempo con nube, b & O ???
Posta un commento