24.10.09

La figura nel tappeto

Il minimo Sellerio con il racconto di Henry James mi lascia due pensieri in testa.
Uno, mi interrogo sul senso delle prefazioni ai libri, come questa infinita di Benedetta Bini per un librino di poche pagine. Le postfazioni sono logiche, opportune, sono l'amico che ti manca per dirgli: ma quindi, qual era il segreto?
Ma pre, che senso hanno?
Due, non e' un caso che le opere minori siano opere minori.
Cio' detto, James e' sempre James.
Passo alle Undici buone ragioni per una pausa di Rastello.

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2 commenti:

numero22 ha detto...

oggi qualsiasi cosa dici sono d'accordo
inutili prefazioni, mi piacciono quelle dei vecchi libri (anche in economica) con due notizie sulla vita e quelle storie "quando ha scritto questo libro ...." insomma un po' di gossip. ma poco.

Anonimo ha detto...

Concordo sulla inutilità di certe prefazioni, ma non in generale. Per esempio nella lettura dei russi, soprattutto Tolstoj a Dostoevskij la conoscenza della vita, di precisi episodi del loro vissuto svelano lati di un romanzo che altrimenti non avrei compreso appieno.