28.3.11

Tutta colpa di Franzen, 2

Lo dicevo ieri su FB: leggere Libertà (ancora più de Le correzioni) è come passare ore sdraiata sul lettino dell'analista. Entri ed esci da tutti i personaggi, tutti mezzi marci e tutti insieme capaci di riscattarsi guardando l'altro. Uomini e donne, figli e genitori. Stanotte, in preda ai Berglund, sono ritornata indietro nel tempo, quando stavo con Maso e a tutta l'ansia di quel periodo.
Maso che ordina per i suo compagni russi 37 maglioni sintetici (Walter/Richard) e io (Patty) che grido che è finito il comunismo, e che odio questa mania per le cose tristi che prendono fuoco facilmente e puzzano, compra vestiti normali che costano meno di iconiche scelte anacronistiche.
E intanto, con lui sempre altrove, al di là di un telefono (Connie con Joey) mi arrampico su quadri svedesi, alla Rinascente, cercando di scegliere un regalo per i fagotti, senza trovare niente, guardando le etichette con l'età consigliata per i giochi, perdendo cappotto e guanti, in mezzo alla folla opprimente (Patty con le mani ancora sporche di burro e farina impastati per figli e vicini).
Insomma, Franzen va letto. Il tunnel va entrato. Sperando che abbia un'uscita.

2 commenti:

Luigi ha detto...

lavori per caso in Einaudi???

elena petulia ha detto...

Magari.