15.11.11

Per quelli che Baricco

Baricco sul libro di Agassi, da Cult di Repubblica domenica e ripescato qui.
"Tutto sommato, l’unica cosa del libro che mi è spiaciuta è il finale. L’eroe sisposa, vince e scopre se stesso. Lieto fine, ma non è questo che mi è spiaciuto. È che l’eroe scopre il senso della vita iniziando ad occuparsi degli altri, i suoi figli innanzitutto, ma anche gli altri veri: apre una scuola per bambini che non hanno la possibilità di studiare. Volontariato. Tutti felici. Sipario. È che io non ci credo. A me risulta che la ricerca del senso è una sorta di partita a scacchi, molto dura e solitaria, e che non la si vince alzandosi dalla scacchiera e andando di là a preparare il pranzo per tutti. È ovvio che occuparsi degli altri fa bene, ed è un gesto così dannatamente giusto, e anche inevitabile, necessario: ma non mi è mai venuto da pensare che potesse c’entrare davvero con il senso della vita. Temo che il senso della vita sia estorcere la felicità a se stessi, tutto il resto è una forma di lusso dell’animo, o di miseria, dipende dai casi.
Peraltro, è anche possibile che mi sbagli."

4 commenti:

Gio ha detto...

Da scolpire nella pietra. Giusto vero e sacrosanto, virgole comprese.

Matteo ha detto...

Scusate ma non capisco. Alla fine Baricco sostiene che il senso è preparare il pranzo per tutti o estorcere la felicità a se stessi? Perché non è proprio la stessa cosa. Io sono convinto che sia la prima delle due.

elena petulia ha detto...

La seconda delle due, perché la prima non è detto che sia una scorciatoia per raggiungerla (la seconda):

Gio ha detto...

esatto. basta occuparsi degli altri invece che di se stessi
(predico bene, razzolo male). non male in un paese cattolico e sfasciato come il nostro