Bah. Richiudo il libro dopo l'ultima pagina (rosa shocking) e non so che dire.
Il libro si muove. Parte romanzo, diventa taccuino d'analisi, ruba sceneggiature e luci al teatro, poi un soffio di vento gli ricorda il narratore manzoniano che ingaggia i lettori e giù a capofitto.
Tutti pezzi buoni. Ma come scritti per altre occasioni e cuciti qui, senza troppe pretese. Pezzi - questo è sicuro - di vita e pezzi - altrettanto sicuro - di altre storie della Hustvedt.
Cristo si è fermato a Eboli. La Hustvedt, invece, a Quello che ho amato (e a questo punto forse per sempre).
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