20.1.13

Gestalt

Sono caduta dentro al corso e sono uscita stasera dal pozzo, innamorata pazza.
Puo' una persona che non conosci appoggiarti la mano sulla schiena e tu sentirti come se fossi davanti ad un camino in cui arde un pino che e' stato piantato nello stesso giorno in cui sei nata tu?
Sara l'ho notata e "sentita" mesi fa, in una serata con tante persone. Senza mai parlarci, sedute distanti, sono rimasta agganciata dal suo ciuffo biondo in un mare di capelli neri e i miei e i suoi occhi che si cercavano.
Oggi la cerco e non la trovo o meglio non la riconosco fino a che non parla. E poi, dopo, nel centro del tappeto, ad occhi chiusi, sento la sua mano e riconosco il calore che mi dona. "Tu sei la mia roccia", mi dice.
Non so se sia il nome che fa il tipo o se e' il tipo che fa il nome, ma questa e' gestalt.
E l'anima e' l'unica parola che conosco che ha senso nel momento in cui vuoi legare tra loro due tessere di scatole diverse, cosi' profondamente diverse, di puzzle. Due tessere che diventano una. Anzi, che sono una e che lo sono da un tempo che a guardarlo da qui sbriciola l'oggi e rimane solo da ridere.
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