Grazie Lapodelapis
Il frigorifero, la televisione, le
sedie, gli armadi, il giradischi, il bar, gli specchi, i tavolini, i
letti, le scope, le pentole, le lampade, le lampadine, le forchette, la
macchina per scrivere, lo spremilimone, il frullaranciata, il
macinacarne, l’aspirapolvere, il calamaio, il tostapane e una gigantesca
bidonata di oggetti e oggettini e mobili e mobiletti è il materiale con
il quale si costruisce la più colossale, inutile e folle nevrosi della
gente, la preoccupazione quotidiana, l’ansia e l’angoscia di tutti i
giorni, quella cosiddetta conquista sociale, di un bel posto nella
società, un bel nome nella guida del telefono, atti notarili
nell’armadio, matrimoni fastosi, giardinetti con lillà, campanelli da
musica celeste che si spandono sulla moquette, pellicce di visone che si
spandono sul gabinetto. (…) Cercheremo di fare case con dentro oggetti,
utensili e prodotti che sono quello che sono, strumenti per vivere,
sacri e familiari, usati (non violentati), rispettati (non idolatrati),
amati (non posseduti), belli (non divinizzati). Faremo così e verrà
fuori un posto dove vivere, abbastanza divertente, sganciato e
distaccato, dove ci sarà meno spazio per le nevrosi e più spazio per
stare sdraiati a leggere Ian Fleming facendo grandi gesti che non
descrivo, per stare sdraiati a fumare, per ascoltare canzoni, mandole,
liuti e chitarre, per mettere fiori nei vasi, per partire, andare a
Kabul a trovare gli amici, a Pechino a parlare con le guardie rosse, a
San Francisco a passare la notte sulla spiaggia e andarsene quando viene
la nebbia dal mare, per stare sotto i pini dei colli della Val di Pesa,
per andare a salutare i miei antenati nei cimiteri della Val Badia, più
tempo per togliersi e mettersi il maglione e stare a chiacchierare.
Ettore Sottsass Jr, Come proteggere la bellezza dalla polvere e dai piranha, millenovecentosessantasette.
1 commento:
prego. rido.
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